Potere e sessualità

Laboratorio di ricerca 2005-2006

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“Come fare per rendere pubblica e far diventare cultura diffusa la relazione di differenza? Più precisamente la nostra pratica politica, il nostro approccio alla realtà?” (Atti di Asolo 2005)

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Donne e Uomini
Pratiche politiche delle relazioni di differenza

POTERE E SESSUALITÁ

Donne e uomini della nostra Associazione stanno percorrendo un cammino verso una sempre maggiore consapevolezza della propria identità differente.
Sono state le donne le prime a capire che era possibile vivere la loro libertà di essere e di esistere distanziandosi dal simbolico patriarcale sul quale si sono nel tempo modellate le diverse forme della società. Anche gli uomini, con più resistenza, si sono resi conto che dovevano individuare e liberare la propria identità maschile.
Ora si impone la necessità che donne e uomini, il più possibile liberi nel riferirsi alla propria differenza, si adoperino per offrire un valido contributo ad un cambio di civiltà, proseguendo il processo di modifica di sé e di quella cultura, sia maschile che femminile, che è il prodotto della società patriarcale.
Abbiamo visto che questo è possibile se sanno stare tra loro in relazione con il loro differente modo di abitare il mondo e di affrontare i nodi che l’attuale società ancora presenta.
A questo proposito ci proponiamo quest’anno di affrontare, alla luce della differenza sessuale, due temi, richiesti da quasi tutte/i i partecipanti al convegno di Asolo 2005: POTERE E SESSUALITÁ, avendoli individuati come i principali riferimenti della nostra civiltà. (Marco Cazzaniga)

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C’è un rapporto molto forte tra sessualità e politica, nei risvolti violenti e guerreschi, come nelle espressioni umane più alte e creative, come ad esempio l’arte. (Donatella Franchi)

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Incontro spesso uomini e donne che affermano di non cercare il potere, di non volere il potere di decidere sulla vita di altre persone, di sentirsi intimoriti ogniqualvolta sono messi nella condizione di dover esercitare potere sugli altri. Ho la sensazione che il rifiuto del potere molto spesso dipenda dal timore che tale esercizio possa avere in sé qualcosa di “perverso” o di “mortifero”. Il fatto è che esercitare il potere sugli altri significa dover gestire dei conflitti: un “lavoro” difficile e mai del tutto indolore anche perché mette in campo tutto ciò che siamo, luci ed ombre. Quindi rinuncia del potere può anche significare rinunciare ad agire il conflitto e, più precisamente, rinunciare a far emergere la parte che consideriamo più oscura e pericolosa del nostro essere. (Gabriella Cimarosto)

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C’è sempre qualcuno più forte, più potente di me, c’è sempre qualcuno sul quale io esercito una forza, un’influenza, un potere. Ma come dovrebbe essere pensato ed esercitato il potere nelle nostre relazioni perché avvenga la pace? Qual è il confine tra autorità, potere, prevaricazione? La democrazia con le sue regole – la maggioranza decide per tutti – non è spesso prevaricazione anche se legittima? Che cosa occorre in più perché una decisione presa a maggioranza ma non all’unanimità non sia prevaricante nei confronti di nessuno? Potere e consenso, in democrazia, sono tra loro direttamente proporzionali (…) Ma il potere senza autorità è sempre prevaricante, violento. L’autorità implica una relazione, un ascolto reciproco, uno scambio e serve (al contrario del potere) non a colui che la esercita ma a colui che la riconosce. (Gianni Ferronato)

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Continuando con il metodo del partire da sé e della pratica delle relazioni si sono autoconvocati, perché ritengono importante mantenere luoghi della politica – luoghi accanto – dove si fa una pratica di relazioni di differenza che permette di aprire conflitti, analizzare le differenze, capire ed agire di conseguenza :

Maria Luisa Bellato, Marco Cazzaniga, Gabriella Cimarosto, Elsa Confortin, Luisella Conti, Livio Dal Corso, Sara Dal Gesso, Riccardo Da Lio, Manuela Dal Soldà, Donatella De Pieri, Gianni Ferronato, Emanuela Gastaldi, Michela Giordani, Maria Teresa Guglielmin, Carlo Marchiori, Isabella Rinaldi, Marco Sacco, Adriana Sbrogiò, Alessandra Tiengo, Marisa Trevisan, Carla Turola.

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ALCUNE DOMANDE PER PROSEGUIRE CON LA NOSTRA RIFLESSIONE

  • C’è un comune denominatore in ogni forma di potere?
  • Che esperienza ho degli strumenti del potere? Autorità, consenso, seduzione, forza, debolezza ecc…?
  • Siamo noi a dare al potere lo status sociale e il significato che ha? In che modo?
  • Che cosa penso del potere e come lo esercito?
  • Come subiamo il potere? Come possiamo interloquire con chi esercita un potere su di noi? Come possiamo tenerlo sotto controllo?
  • C’è un modo “femminile e materno” di decidere per gli altri? E’ solo positivo o
    presenta anche dei lati oscuri?
  • La ricerca della libertà femminile può coniugarsi con la gestione del potere?
  • In che rapporto sono la consapevolezza della nostra identità differente e la nostra
    sessualità?
  • Come la sessualità può ostacolare o agevolare la relazione di differenza e/o il rapporto di
    coppia?
  • Qual è il rapporto tra sessualità e libertà? E questo rapporto influisce sulle pratiche politiche?
  • Riflettiamo sui LATI OSCURI della sessualità maschile e femminile che ci fanno problema. Riflettiamo sulle paure che ci abitano nelle relazioni.
  • Riflettiamo sull’intreccio tra sessualità e potere. Quanto pesano le regole e i divieti culturali? E le trasgressioni?
    E le mercificazioni?

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