Convegno di Asolo del 2006

POTERE e SESSUALITA’

Donne e Uomini – pratiche politiche delle relazioni di differenza

Il 10-11 giugno si è tenuto il Convegno annuale che l’Associazione “Identità e Differenza” di Spinea (Venezia) organizza nella accogliente casa delle Suore Maestre di S. Dorotea di Asolo (Treviso). Si è trattato della dodicesima edizione di un evento che raccoglie sempre più adesioni e partecipazione. Erano presenti uomini, donne laiche e religiose, in tutto 65 persone provenienti da tutta Italia. E’ stato il quinto convegno sul filo conduttore: Donne e Uomini – Pratiche politiche delle relazioni di Differenza.

Il Convegno di Asolo è divenuto anche uno degli appuntamenti delle “Città Vicine”, una rete ormai consolidata di relazioni tra gruppi, associazioni e singole persone che si riconoscono nella pratica politica della differenza. Sono intervenuti donne e uomini di: Uomini in Cammino di Pinerolo, Gruppo Uomini e Casa delle donne di Viareggio, di Verona, di Parma, Gruppo Maschile plurale di Roma, La Merlettaia di Foggia, Le Vicine di casa di Mestre, Gruppo donne di Catanzaro, Donne e uomini di Milano, Roma, Bologna, ecc.

Il tema di quest’anno “POTERE e SESSUALITÀ” ha permesso uno scambio molto ricco, che si è articolato su piani diversi, ma strettamente collegati: quello narrativo dell’esperienza personale, quello teorico, quello dell’analisi e dell’azione politica.
L’introduzione ai lavori è stata presentata da Adriana Sbrogiò, che ha anche parlato del metodo di scambio adottato da donne e uomini nel laboratorio di ricerca dell’Associazione: la formulazione di una serie di domande a cui ognuno/a ha cercato di rispondere, partendo dalla propria esperienza, con la fiducia di venire ascoltato/a con attenzione, rispetto e amicizia. Inoltre Adriana ha sottolineato alcune problematiche emerse dai contributi del laboratorio. Due sono quelle poi riprese maggiormente nel dibattito:

  • L’ingovernabilità del corpo maschile. Adriana dice “…ci sono tanti uomini che finiscono col dare sfogo alla repressione commettendo svariate forme di violenza che vanno da quella fisica (di solito verso una persona più debole) a quella psicologica (minacce e rapporti di forza, a partire dai rapporti familiari), fino addirittura ad uccidere e a far scoppiare le guerre. Ecco, da tempo ho una mia convinzione che, essendo forse non giusta e anche esagerata, ho provato ritegno ad esprimere: penso che la causa prima e fondamentale delle guerre sia proprio l’ingovernabilità del corpo maschile. Sia per chi le comanda sia per chi sceglie di parteciparvi.”
  • I lati “oscuri” nei rapporti privati tra donne e uomini. Dice Adriana, riferendosi soprattutto a comportamenti femminili compiacenti o complici: “sono certa che tali comportamenti ritardano i tempi dell’affermazione della libertà femminile nel mondo. Perchè anche la scelta che si compie nel privato ha influenza sulla parola pubblica; e con il comportamento si trasmette, comunque, se c’è o non c’è libertà femminile nei rapporti e nelle relazioni. Molte volte mi sono chiesta come si possa continuare a mantenere alti il senso guadagnato e la realtà della libertà femminile e contemporaneamente continuare a lavorare con quelle donne che in qualche modo rimangono “consapevolmente” assoggettate al potere maschile, ma che governano quotidianamente gli uomini sul piano emotivo-affettivo-sessuale. Il potere femminile occulto lo chiama una nostra amica.”

E’ stata quindi l’analisi politica, la lettura del “contingente”, che ha fatto da catalizzatore di tutti i discorsi. Moltissimi interventi hanno messo in primo piano quello che ci viene ormai quotidianamente trasmesso dalla cronaca: la sequenza ininterrotta di donne violentate, uccise, torturate e la rappresentazione mediatica che ne consegue. Questa evidenza interpella le donne, ma soprattutto gli uomini, soprattutto quelli, presenti ad Asolo, che da molti anni lavorano a de-strutturare gli stereotipi maschili del patriarcato e accolgono l’autonomia e la libertà femminile come un’occasione di libertà e di creatività anche per sè.

Che fare dunque? Molte donne intervenute hanno chiesto esplicitamente agli uomini di attivarsi, anche pubblicamente, per trasmettere agli altri uomini, soprattutto ai giovani, la loro raggiunta consapevolezza dell’autonomia e dell’autorità delle donne e il loro sentimento di inviolabilità del corpo femminile. Sono state avanzate diverse proposte, anche da parte maschile: andare nelle scuole, parlare con i ragazzi, ma anche con gli insegnanti maschi. Parlare pubblicamente di sé e del loro percorso, della loro raggiunta consapevolezza, scrivendo articoli e testi da raccogliere in un libro. Utilizzare le trasmissioni televisive disposte ad ospitarli.
La posta in gioco è altissima. Oltre all’orrore della violenza in sé, c’è una reazione sociale del tutto inadeguata che fa pensare ad una rimozione culturale dell’accadimento della libertà femminile, come se si volesse negare o ridurre il femminismo storico. Bisogna quindi ripartire da questo nostro presente e riformulare la questione con un linguaggio adeguato al nuovo modo di stare in relazione di differenza tra donne e uomini. Una nuova apertura di orizzonte richiede un lavoro simbolico sulle parole, bisogna “rifare il disegno man mano che le cose capitano”.

Un’altra raccomandazione rivolta agli uomini è quella di interrogarsi e far interrogare i loro simili sulla figura degli uomini violenti, come fecero le donne che si interrogarono su alcune figure femminili, ora “vinte” dalla consapevolezza: la figura dell’isterica, la figura dell’invidiosa, ecc.
E’ stato evidenziato che manchiamo ancora, donne e uomini, di un’adeguata presa di coscienza e di comprensione sul nesso tra potere e sessualità. Molti uomini hanno raggiunto indubbiamente un ascolto di sé molto profondo, ma rimane il problema che uomini e donne hanno a che fare con un mondo costruito su una autorappresentazione maschile, che è tuttora in una fase critica e contraddittoria: il potere è impotente in quanto incapace di risolvere i problemi ed è aggressivo e violento in quanto riduce l’altro ad oggetto di possesso e di dominio.
Anche da questo nasce la diffidenza e il rifiuto di molte donne del concetto di potere e della stessa parola. Preferiscono, per decidere e agire, l’energia del desiderio e dell’autorità riconosciuta.
Molti uomini sono intervenuti parlando dei loro percorsi di consapevolezza. Alcuni hanno fatto esperienza in gruppi di soli uomini, altri in gruppi misti. Ne è emerso un forte bisogno di uscire dagli stereotipi e dalle rappresentazioni patriarcali per andare verso un disegno ricco e complesso della virilità. Non sono mancate prese di distanza dalla formulazione, portata peraltro anche da alcuni uomini, di una sessualità maschile da “domare” con un’altra “virtù” maschile: il controllo razionale su di sé. Infatti la sessualità non si riduce all’impulso fisico, ma è anche desiderio di incontro con l’altra/o e trova nella relazione la possibilità di esprimere la complessità delle dimensioni sessuali. Anche alcune donne hanno messo l’accento su sogni e desideri, piuttosto che sulla necessità del controllo, guardando, da una parte ad una ormai consolidata e incontrovertibile autonomia femminile e dall’altra ad una fiducia nei nuovi soggetti maschili che di questa autonomia tengono conto.
I racconti di alcuni uomini hanno sottolineato l’importanza che le donne e il loro sapere hanno avuto nella loro personale maturazione e presa di coscienza. In ogni caso, hanno mostrato di cominciare ad affrontare anche degli aspetti di sé non piacevoli e non legati all’idea di potenza. Sono state affrontate emozioni come la paura, soprattutto la paura dell’abbandono e del rifiuto. E ancora: il sentimento di precarietà sessuale e l’incertezza corporea. “Bisogna avere il coraggio di affrontare il mistero di sé e dell’altro”.

Ancora una volta bisogna guardare alle relazioni private, tra donne e uomini e bisogna che gli uomini accettino fino in fondo l’autonomia femminile. In altre parole che accettino la differenza come un bene anche per sé e che non ne abbiano paura (…fino al punto di uccidere una donna per uccidere la differenza…)
Quasi da tutte e tutti è venuto il desiderio di continuare nello scambio tra donne e uomini, per ridisegnare la relazione di differenza. Perché possa avvenire realmente questo scambio occorre saper agire fino in fondo il conflitto inevitabile che si riscontra nella relazione. E’ emerso anche un prezioso conflitto generazionale che nei discorsi ha trovato vie di comunicazione, ma che ancora fatica ad agire una modalità politica che porti ad un comune simbolico.
Questo vuol dire mettere in gioco continuamente e consapevolmente autorità e disparità, per non cadere nel rischio di rincorrere il mito di una rassicurante, ma non reale reciprocità.

“Identità e Differenza” – Spinea 13.06.06